Il concetto di Sé e l’immagine di Sé
Il concetto di sé si può considerare la struttura centrale della personalità, che racchiude le componenti che permettono di autodefinirsi: ciò che si pensa di sé, l’immagine di se stesso che l’individuo si forma in relazione alle esperienze vissute e alle interazioni con gli altri.
Ognuno ha un’immagine di sé, della persona che crede di essere, questa immagine in parte riflette come si è visti dagli altri, il sé specchio o sé riflesso di Cooley, secondo cui il sé viene sovente plasmato dal confronto con gli altri, anche se il nucleo centrale del sé è principalmente una costruzione propria, frutto del pensiero riflessivo e della capacità rappresentativa.
Il sé inizia a strutturarsi già durante l’infanzia e il suo sviluppo è collegato alle relazioni con il mondo esterno, in quanto l’immagine che il bambino sviluppa di sé deriva da quello che gli altri significativi gli trasmettono attraverso la comunicazione verbale e non verbale.
Il sé quindi, anche se è una creazione individuale, dipende dalla relazione con l’Altro ed è dinamico, in quanto viene continuamente modificato dal continuo processo di auto osservazione ed influenzato dalle esperienze di vita.
Sé reale e Sé ideale
Il Sé reale rappresenta ciò che si è raggiunto grazie alle proprie forze e che si può raggiungere, mentre il Sé ideale racchiude tutto quello che si vorrebbe realizzare, ma che non si è sicuri di riuscirci.
Da bambini, quando ci chiedevano cosa avremmo voluto fare da grande, aspiravamo tutti a lavori di prestigio e importanti spesso poco realistici, avendo, come è giusto che sia, una prolifera immaginazione e una scarsa consapevolezza delle reali risorse.
Crescendo l’immaginazione diminuisce, aumenta la consapevolezza e si auspica di arrivare all’incontro tra aspettative e realtà, dove il Sé ideale (ciò che vogliamo essere) deve essere la spinta a fare sempre meglio, con la consapevolezza di dove si può arrivare.
Quando tra l’immagine di sé e il sé ideale vi è una discreta sovrapposizione, si prova una sensazione di autorealizzazione, sentendosi appagati per quello che si fa, mentre quando il divario tra i due sé è significativo, la persona percepisce conflitti e insoddisfazioni.
Il Sé ideale è senz’altro uno stimolo di crescita e contribuisce a guidare la costruzione di obiettivi futuri. Tuttavia se non è accompagnato da una buona consapevolezza di dove si può arrivare, rischia di generare emozioni negative perché distante da un piano di realtà.
Quando i progetti di vita sono irreali, vi è un Sé ideale “gonfiato” che provoca nei soggetti dei vissuti caratterizzati da tristezza per non riuscire a realizzare le proprie aspettative, che spesso sono dei sogni con pochissima aderenza alla realtà. Maggiore è la discrepanza tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere, minore risulta la stima di se stessi.
Conclusione
Una buona differenza tra il Sé reale, quello che si è, e il Sé ideale, quello che si vorrebbe essere permette di avere una buona conoscenza di sé e di conseguenza accettare di avere sia dei pregi che difetti, riconoscendo i propri punti di forza.
Un percorso psicoterapeutico diventa utile per permettere l’incontro tra il Sé ideale con il Sé reale per potersi guardare ed essere soddisfatti per dove si è arrivati.