L’ipocondria, sebbene abbia molte delle caratteristiche d’ansia, è un disturbo somatoforme caratterizzato da una preoccupazione eccessiva e infondata circa il proprio stato di salute: la convinzione di avere una grave malattia spesso dovuta a una errata interpretazione di uno o più segni o sintomi fisici.
Se dopo una valutazione medica, la quale esclude qualunque condizione medica generale, che possa spiegare pienamente i sintomi e i segni presentati, persiste nella persona la paura o la convinzione ingiustificata di avere una grave malattia, si può parlare di ipocondria.
La sintomatologia del disturbo viene sintetizzata nei seguenti elementi principali: vi è la presenza di sintomi fisici, vaghi, ma spesso molto specifici; vi è la paura che una malattia seria possa instaurarsi o che sia già in atto, con il bisogno di una persistente ricerca di continue rassicurazioni mediche.
La persona ha una seria preoccupazione circa le proprie funzioni corporee (es. battito cardiaco, la traspirazione); sulle alterazioni di lieve entità, come lo può essere una piccola ferita o un occasionale raffreddore; oppure sensazioni vaghe e ambigue (“dolore al cuore”, “vene affaticate”).
La maggior parte degli studi riportano che l’ipocondria è distribuita in modo equo tra uomini e donne, con una percentuale, nella pratica medica, che va dal 4 al 9%. Può esordire ad ogni età, anche se si sviluppa prevalentemente nella prima età adulta, con un decorso solitamente cronico, caratterizzato da sintomi che vanno e vengono.
Il manifestarsi dei sintomi dell’ipocondria possono essere associati a delle malattie gravi durante l’infanzia o ad esperienze pregresse di malattia di un membro della famiglia.
Nell’ipocondria, detta anche fobia delle malattie, la preoccupazione può riguardare diversi apparati fisici singolarmente o contemporaneamente e l’intensità deve essere eccessiva e sproporzionata rispetto all’oggettivo rischio medico, andando a danneggiare il funzionamento sociale e lavorativo ed essere fonte di un significativo disagio interiore.
I soggetti che soffrono di ipocondria tendono ad allarmarsi se sentono parlare di una malattia, se vengono a conoscenza di qualcuno che si è ammalato o a causa di osservazioni, sensazioni che riguardano il proprio corpo.
Solitamente gli ipocondriaci tendono a rifiutare la possibilità di avere un problema psicologico, ma ritengono di non avere ricevuto le cure appropriate con la tendenza a ripetere gli esami diagnostici, che possono essere dannosi oltre a comportare delle spese eccessive.
Spesso la paura di malattia diviene per il soggetto un elemento centrale dell’immagine di sé, un abituale argomento di conversazione, e un modo per rispondere agli stress della vita.
La propria vita sociale viene sconvolta: la persona vive con il timore di avere una grave malattia e si aspetta da parte degli altri una considerazione e un trattamento speciale; la vita familiare viene focalizzata intorno al benessere fisico del soggetto.
Gli ipocondriaci si rendono conto che la loro paura è decisamente irragionevole, tuttavia ne sono travolti; i familiari e le persone a loro vicine cercano di farli ragionare sulle loro paure senza fondamento, ma diventano i loro consolatori e accompagnatori a fare i vari esami diagnostici.
Un percorso psicoterapeutico centrato sul sintomo può essere utile, focalizzando l’attenzione su come il problema si mantiene nel tempo e su come sia possibile cambiarlo attraverso un’analisi della situazione e i successivi tentativi fallimentari messi in atto dal soggetto per la gestione e il mantenimento del problema, al fine di cambiare le sue percezioni rispetto alla realtà a cui seguirà il cambiamento delle reazioni comportamentali e cognitive.