Il lutto è uno stato emotivo che tutte le persone incontrano nel corso della propria vita e si riferisce a una perdita significativa.
Vi sono perdite fisiologiche alle quali la persona deve far fronte fin dai primi anni di vita: la presenza della madre significa sicurezza e per il bambino il primo terrore è la paura di perderla, nonostante ciò la persona deve allontanarsi da lei per costruire il proprio Sé autonomo.
La distanza ottimale dalla figura materna si raggiunge, secondo la Mahler, intorno ai 24 mesi, quando si riesce a separarsi e riavvicinarsi ad essa senza avere il timore della perdita.
Un’altra perdita fisiologica è causata dal possibile arrivo di un fratellino, che provoca un’iniziale rivalità con questi e la paura di perdere l’amore dei genitori; l’amore che i genitori avevano per il figlio si estende aldilà del triangolo genitori-figlio e vi è per l’individuo la perdita dell’amore indivisibile, una crescita che fa acquisire la consapevolezza che l’amore che si riceve nel corso della vita è un amore che si deve dividere.
Una fase evolutiva significativa è il periodo adolescenziale, quando vi è un lutto per la perdita del proprio corpo che non è più quello di un bambino, la perdita dell’infanzia e il lutto della perdita delle modalità relazionali che si avevano con i genitori in precedenza e infine l’acquisizione della consapevolezza della possibile morte dei genitori e della propria morte.
Oltre alle perdite sopra citate, vi sono i lutti traumatici riferiti principalmente alla morte di una persona cara, ma possono anche essere causati da significativi momenti di cambiamenti e di separazione, come la fine di un lavoro, un trasferimento geografico, un cambiamento nel proprio ruolo sociale, la separazione dal compagno, il non poter mettere al mondo un figlio o la nascita di un bambino malato e via dicendo.
E’ la perdita di qualcosa o di qualcuno che si abbandona o da cui si viene abbandonati; la perdita della possibilità di una propria realizzazione personale (professionale, di coppia, di maternità, paternità ecc).
Il senso di vuoto psichico, emotivo e, alle volte, anche fisico, determina un profondo stato di confusione tale da far sì che la persona si trovi senza più punti di riferimento.
L’elaborazione del lutto passa attraverso diverse fasi: partendo da un senso di stordimento e negazione della perdita, si passa attraverso la disperazione e la disorganizzazione in cui la perdita comincia ad essere accettata, per arrivare alla riorganizzazione della propria vita. Gli aspetti acuti del dolore cominciano a ridursi e si comincia ad avvertire un graduale ritorno alla normalità.
Tali reazioni rientrano nella normalità del processo di elaborazione del lutto; non è la qualità, ma l’intensità e la durata nel tempo che ne determinano la normalità o la patologia.
Vivere un lutto, implica la necessità di doversi fermare per sentire e affrontare tutta una serie di emozioni negative: il dolore, la tristezza e la disperazione per la perdita.
A volte davanti a un dolore troppo acuto e difficile da gestire, alcune persone tendono a negare le emozioni negative, facendo finta che non sia accaduto niente, ma tale atteggiamento può produrre l’effetto contrario ed esserci un aumento della pressione psicologica, rallentando l’elaborazione del lutto.
Un lutto irrisolto può essere la causa di un profondo malessere personale e un percorso psicoterapeutico può essere utile a dare un senso a ciò che si sta vivendo e a proseguire il processo di elaborazione del lutto, che si era arrestato.
Lo psicoterapeuta potrà aiutare l’individuo a comprendere l’origine del suo malessere, accompagnarlo e sostenerlo nella elaborazione del lutto, affinché venga accettato e superato e questi possa proseguire il suo percorso di vita che si era dolorosamente arrestato.