Le emozioni accompagnano la vita quotidiana di ciascuno e sono centrali nell’interazione con l’ambiente, rendendo il nostro percorso individuale unico e dandogli quell’aspetto “magico” che caratterizza le nostre vite.
Partendo dal concetto che le risposte emotive non seguono soltanto la logica conseguenza delle azioni e degli eventi che le generano ma, al contempo, sono funzionali alla personalità del singolo e a questa strettamente correlate (Carotenuto, 2001), si potrebbe definire l’emozione come un comportamento di risposta ad uno stimolo esterno determinato da delle motivazioni profonde. Un esempio può essere la risposta di evitamento/fuga ad una situazione percepita come minacciosa, che attiva una sensazione di paura.
Citando Antonio Damasio, è bene ricordare che la ragione non è pura come alcuni ritengono che sia, che i sentimenti e le emozioni non sono degli intrusi entro le mura della ragione, ma potrebbero essere intrecciati nelle sue reti, per il meglio e per il peggio.
Le emozioni sono fondamentali nella vita, sono le primordiali costruzioni affettive, che guidano e orientano il comportamento di ognuno, guidano verso il raggiungimento di determinati obiettivi ostacolando o favorendo il raggiungimento dei medesimi.
Le emozioni a volte possono far paura e vi può essere la tendenza a non ascoltarle, nascondersi da esse, alzando delle difese contro quello che potrebbe andare a inficiare un ordine, un controllo prestabilito, perdendosi la parte più vera della vita.
Una situazione, un evento viene archiviato nella memoria grazie all’investimento emotivo ad esso rivolto, in quanto il sentimento, il colore, il tono di un particolare evento diventano l’input capace di imprimere nella mente della persona il ricordo di una specifica situazione carica di emotività.
Può accadere che non si riesca a provare né ad esprimere affetto in situazioni in cui vi dovrebbe essere una componente emotiva significativa. Una situazione percepita e vissuta come troppo dolorosa per l’individuo, tale da indurlo ad avere uno stile difensivo verso un ambiente, una situazione vissuta come perturbante, che potrebbe destabilizzarlo nuovamente.
Una anaffettività che non permette né di provare, né di esprimere le proprie emozioni per la paura di venire nuovamente feriti come probabilmente era accaduto in passato. La persona per difendersi tende a mettere da parte la componente emotiva della propria esistenza, investendo solo sugli aspetti materiali della vita o su piacere momentanei, che non comportino coinvolgimenti emotivi.
Dal termine greco “Alexis thymos” deriva l’alessitimia, che significa letteralmente “non avere le parole per le emozioni”, un termine coniato negli anni 70 per indicare un disturbo delle funzioni affettive e simboliche, che rende sterile e incolore lo stile comunicativo delle persone con disturbi psicosomatici.
L’alessitimia si caratterizza dall’incapacità di descrivere e interpretare i propri e altrui sentimenti; distinguere gli stati emotivi dalle percezioni fisiologiche; individuare le cause delle proprie emozioni e manifestare comportamenti affettivi in maniera occasionale e spesso in momenti inappropriati.
Le persone, che soffrono di alessitimia, apparentemente sembrano ben inserite nella società, ma hanno una postura rigida e tendono ad avere esplosioni di collera e pianto incontrollabili, di cui non riescono a fornire una spiegazione. Questo perchè, anche se hanno un’adeguata attivazione fisiologica in presenza delle emozioni, hanno una ridotta capacità di riorganizzare gli elementi che caratterizzano la loro esperienza corporea in una rappresentazione mentale intrapsichica (Parker, Taylor 1993).
Sia per quanto riguarda l’anaffettività, sia per l’alessitimia vi è la presenza di una significativa difficoltà nella sfera emotiva, che va a incidere in maniera negativa nell’incontro con l’Altro oltre che nell’incontro con se stessi.
Un percorso psicoterapeutico può servire a ripercorrere la propria storia di vita per ritrovare il punto in cui si erano arrestate le emozione e sciogliere quel nodo che non permette di proseguire il proprio percorso di crescita individuale.