Le doverizzazioni sono delle distorsioni cognitive, delle modalità distorte di pensiero, che portano ad autoimporsi delle regole rigide su come le cose dovrebbero andare, giudicando se stessi e gli altri in base a come si pensa ci si debba comportare e come ci si dovrebbe emozionare.
Elaborate da Albert Ellis, fondatore della teoria razionale-emotiva (RET), sono delle affermazioni che includono un imperativo su come se stessi e gli altri si dovrebbero comportare e delle previsioni spesso catastrofiche sulle conseguenze se tali aspettative venissero disattese. (devo fare un buon lavoro. Non devo sbagliare. Se succedesse sarebbe terribile.
La terapia razionale-emotiva si basa sull’assunto che il pensiero e l’emozione non sono due processi distinti, separati con da una parte la dimensione emotiva e dall’altra parte la mente razionale, ma bensì sono sovrapposti e si influenzano a vicenda.
Secondo Ellis, non sono gli eventi in sé a fare provare le emozioni, ma il significato che ognuno dà all’evento. Sono i pensieri, le percezioni degli eventi che influenzano le emozioni e il comportamento.
Spesso le interpretazioni che si danno agli eventi non sono dettate da un pensiero razionale, ma da un pensiero automatico che sfugge al controllo della coscienza, un pensiero irrazionale che può essere la causa dell’infelicità e dei disturbi emotivi.
“L’uomo è agitato e turbato non tanto dalle cose, ma da ciò che lui pensa sulle cose” (Epitteto, I sec. d.c.)
La doverizzazione è un pensiero di natura irrazionale, che difficilmente produce un adattamento alla realtà essendo poco connesso ad essa, portando l’individuo a sviluppare ansia, sensi di colpa, perdita di controllo e una profonda insoddisfazione.
Le doverizzazioni si caratterizzano per la presenza della parola “devo”, un devo perentorio che non accetta repliche sia verso se stessi (devo aver successo in tutte le attività che faccio), sia verso gli altri (gli altri devono amarmi e aprovarmi e devono fare quello che dico io) e infine verso le condizioni della vita (devono garantirmi un lavoro che mi soddisfi e sia ben retribuito).
Le doverizzazioni verso se stessi, che tutti almeno una volta nella vita hanno provato, provocano ansia, depressione facendo abbassare l’autostima nel momento in cui non si riesce a realizzare degli obiettivi della propria vita incolpandosi anche di ciò che non dipende da sé.
Quelle verso gli altri provocano rabbia, risentimento, a volte violenza perché non si comportano come dovrebbero.
Mentre le ultime che riguardano l’aspetto sociale più macro possono portano ad avere poca tolleranza alle frustrazioni.
Un pensiero disfunzionale dicotomico, che fa vedere in maniera distorta la realtà solo ai poli di bianco/nero, giusto/sbagliato, generando una conseguente sofferenza emotiva; pensieri automatici che non si basano su dati di realtà, ma su dei processi psicologici interni che tendono a generalizzare e svalutare la realtà.
Un percorso terapeutico può essere utile, per arrivare ad una maggiore comprensione dei propri pensieri, migliorare il proprio dialogo interno per gestire le proprie emozioni e arrivare a sostituire il pensiero irrazionale con un pensiero alternativo funzionale, in cui si toglie la parola devo sostituendola con il “vorrei” liberandosi di tante troppe responsabilità su tutto.