La paura e la paura patologica

La Resilienza
Il dolore emotivo e la sua trasformazione
5 Maggio 2024
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La paura e la paura patologica

Pablo Picasso Guernica 1937

La paura, insieme a gioia, tristezza, disgusto e rabbia, è una delle emozioni di base degli uomini nonché una delle più importanti, con una funzione vitale preziosa, adattiva e protettiva, manifestandosi in risposta a una minaccia reale, allo scopo di proteggerci e permetterci di affrontare situazioni rischiose per salvarci.

La paura ha un ruolo chiave per la sopravvivenza, in quanto davanti a un pericolo, produce nel corpo una reazione di allerta che coinvolge l’intero organismo.

L’adrenalina è l’ormone che il nostro fisico produce quando si presenta un pericolo, producendo cambiamenti sia fisici che mentali, prepara l’organismo a un pericolo imminente, davanti al quale si è pronti  a scappare o a lottare, da qui il termine “fight or flight” ovvero “attacco o fuga”.

L’attacco permette di affrontare e combattere l’ostacolo che si incontra, invece la fuga permette di abbandonare la situazione prima che diventi troppo pericolosa per la propria sopravvivenza.

A volte vi può anche esserci una reazione di totale immobilità, il freezing, che permette di non farsi vedere dal predatore mentre si valuta quale strategia adottare (attacco o fuga). Quando nessuna di queste strategie può avere possibilità di riuscita, l’estrema risposta può essere la finta morte, il faint, con una brusca riduzione del tono muscolare e una disconnessione tra i centri superiori e quelli inferiori. E’ una reazione estrema, automatica e non consapevole, durante la quale, per mezzo dell’attivazione del sistema dorso-vagale, vi è un distacco dall’esperienza e sono possibili sintomi dissociativi.

La paura è comunque un’emozione transitoria, che determina una reazione fisiologica, di allerta di fronte a una situazione pericolosa, che scompare quando la minaccia viene meno.

Quando non si riesce a disinnescare le reazioni corporee e mentali dettate dalla paura di fronte a una minaccia che non è più né presente, né imminente, la risposta allo stress, da adattiva, diventa eccessiva o cronica slegandosi da reali situazioni di pericolo arrivando a condizionare negativamente la vita individuale.

La paura diventa un problema quando impedisce di far emergere le proprie potenzialità, perché le situazioni sono viste e vissute solo nel loro aspetto pericoloso. L’individuo si focalizza esclusivamente su ciò che teme convincendosi che quel possibile problema non avrà soluzioni. Si sviluppa un pensiero negativo nei confronti di se stessi e del mondo, che diventa un luogo di perenne minaccia, che fa sì che lo stress rimanga sempre a livelli elevati, aumentando il disagio e le preoccupazioni.

L’ansia, che è anch’essa un’emozione, ma di tipo secondario, in quanto deriva dalla combinazione di emozioni primarie con lo sviluppo individuale e le relazioni sociali, si differenzia dalla paura per i motivi per cui si manifesta: mentre l’oggetto della paura è reale, quello dell’ansia è temuto, previsto e incerto in quanto non si sa se potrebbe accadere o meno. L’oggetto della paura è reale e concreto, mentre quello dell’ansia è più indefinito e porta ad un’incertezza sul da farsi a causa appunto della maggiore indefinitezza.

Quando le paure diventano eccessive, sproporzionate rispetto a qualcosa che non rappresenta un reale pericolo, si può parlare di fobie. Una paura intensa, persistente e duratura per una specifica cosa, con una manifestazione emotiva sproporzionata ed evidenti sintomi fisiologici quali tachicardia, vertigini, nausea, senso di soffocamento, rossore e via dicendo, portano le persone (come gli ansiosi) ad evitare le situazioni associate alla paura, innescando un continuo evitamento che non fa che andare a confermare la pericolosità della situazione.

Un percorso psicoterapeutico può essere utile per affrontare le proprie fobie e iniziare con piccoli passi ad esporsi gradualmente agli stimoli che fanno tanta paura, avvicinarsi ad essi per sostituire i propri pensieri irrazionali con pensieri concreti per farli diventare da stimoli pericolosi a stimoli neutri se non a volte addirittura piacevoli.