Per trauma psicologico si intende un’esperienza dolorosa, che ha fortemente minacciato l’integrità fisica o l’identità psicologica propria o altrui, un evento stressante che produce reazioni emotive e comportamentali significative, a causa del quale vengono compromesse le proprie risorse di fronteggiamento causando un senso di vulnerabilità e impotenza.
I traumi possono essere prodotti da azioni umane volontarie (terrorismo, guerre, abusi, violenze domestiche…); da azioni umane involontarie quali possono essere incidenti automobilistici, incidenti medici o comunque un qualcosa appunto incidentale e non voluto; da disastri naturali cui l’essere umano non può intervenire (terremoti, alluvioni…) e da eventi della vita paranormativi, quegli eventi che interrompono il normale fluire degli stadi del ciclo di vita di un individuo, che possono essere un divorzio, un licenziamento, un aborto spontaneo, la perdita di un proprio caro.
Un uomo di fronte ad un evento esterno atroce ha come reazione naturale quella di eliminarlo dalla propria coscienza, un desiderio di negare quanto è successo anche se si è consapevoli che negarlo non aiuterà.
D’altronde le atrocità rifiutano di farsi seppellire e la storia ci insegna come il ricordare e il raccontare la verità su un evento terribile siano i presupposti per il ripristino dell’ordine sociale e la cura delle vittime.
Nella persona che ha subito un trauma vi è un conflitto tra la volontà di negare e il desiderio di rendere pubblico l’evento traumatico subito.
Vivere un trauma è quindi un’esperienza con un impatto fortissimo sulla persona che l’ha subito, che va ad influenzare le strutture cerebrali e il funzionamento neurobiologico anche a distanza di anni dall’evento in sé, infatti se un trauma ripetuto nella vita adulta mina le strutture di una personalità già formata, nell’infanzia esso forma e deforma la personalità con un maggior potenziale di danno in quanto il cervello non ha sufficiente tolleranza allo stress.
Depressione, vergogna, senso di colpa, difficoltà sessuali, dissociazione, abuso di sostanze, l’evitamento e il rivivere il trauma sono solo alcune delle possibili reazioni al trauma.
Importante è riuscire a vedere i comportamenti e le reazioni al trauma come delle risposte comprensibili all’evento traumatico e non come dei comportamenti anomali di cui vergognarsi.
Per riconciliarsi con il trauma occorre esprimerlo ed elaborarlo in un contesto sicuro sia dal punto di vista cognitivo che emotivo, nel quale ci si sente liberi di ricostruire quello che è accaduto e soprattutto come ci si è sentiti perché citando Sigmund Freud “Il ricordo privo di elementi affettivi è quasi sempre inefficiente”.
Un percorso terapeutico per ricreare il flusso della vita e restaurare un senso di continuità con il proprio passato e ritrovare quel senso di collegamento, che invece venne distrutto nel momento traumatico.
Superare l’evento doloroso attraverso un processo di ricostruzione della propria vita, un’elaborazione profonda del trauma subito, al fine di dare un significato, integrare e accettare quello che è successo con l’inevitabile dolore che ne comporta.
“Se guardo indietro, sento la mia vita come certa gente sente la guerra.
Se sopravvivi, allora diventa una guerra buona.
Il pericolo ti rende attivo, attento, ti costringe a fare esperienze e dunque ad imparare.
Ora conosco il costo della vita, il prezzo reale che ho pagato.
Il contatto con il dolore interiore mi ha immunizzato alle piccole ferite. (…) sono inaspettatamente giunta in un mondo infinito pieno di meraviglia”
(My Father’s House: A Memoir of Incest and of Healing di Sylvia Fraser, 1987)