Come riportato nel DSM IV, la persona che ne soffre passa molto rapidamente da uno stato di identità all’altro, modificando il proprio modo di agire, di pensare e di relazionarsi con gli altri senza averne la consapevolezza.
Le identità sembrano essere completamente separate da una barriera di amnesia, che non le rende comunicanti tra loro; vi è un’incapacità a ricordare notizie personali importanti dell’altro stato di identità talmente esteso da non poter essere spiegato con una banale tendenza alla dimenticanza.
Il disturbo dissociativo d’identità (precedentemente classificato come Disturbo di Personalità Multipla) ha sempre affascinato il mondo della letteratura e cinematografico, basti pensare allo “Strano caso del Dr Jekyll e di Mr Hyde” per farsi un’idea di quanto la compresenza di identità multiple attiri l’attenzione e la fantasia di tantissime persone.
L’identità e la personalità rappresentano il nucleo dell’individuo, le caratteristiche soggettive di ognuno di noi, che ci permettono di riconoscerci ed essere riconosciuti dal mondo come persona con la propria soggettività unica e irripetibile. Nel disturbo dissociativo d’identità viene a mancare l’unicità soggettiva, tanto che nello stesso individuo può esserci la presenza di diverse entità personologiche, che possono alternarsi o sovrapporsi, diverse personalità, ognuna delle quali presenta caratteristiche, storia, tratti, modi di essere propri e diversi rispetto a quelli delle altre personalità.
Vi è la presenza di una personalità principale spesso debole, dipendente, caratterizzata da sentimenti di colpa e vissuti depressivi, che viene “soffocata” da un’identità secondaria o alternativa forte, aggressiva e distruttiva, quasi come volesse compensare la fragilità dell’identità ufficiale.
Il disturbo è caratterizzato dall’uso massiccio del meccanismo di difesa della dissociazione, che permette alla persona di “sganciare” la mente da situazioni traumatiche e stressanti e di conseguenza di proteggersi da tutta la mole di informazioni dolorose contenute in questi eventi.
A differenza di tutti gli altri disturbi dissociativi, la persona che soffre del disturbo dissociativo d’identità non solo “spegne” i contatti col mondo esterno, ma apre un mondo immaginativo, che diviene quasi reale.
Viene a crearsi uno stato di coscienza parallelo, che fa sì che di tutte le esperienze che si avranno nell’identità parallela non ne avrà memoria l’identità principale.
Sembra che il disturbo abbia origine da esperienze traumatiche ripetute, avvenute durante l’infanzia, caratterizzate da abusi fisici, emotivi e sessuali, in quanto la vittima di neglect (la persona che non ha ricevuto adeguate cure e protezione) o di abuso, non può costruirsi dei confini personali e consolidare un’identità stabile e coerente nel tempo (Woodsmall W., Tad J., 2001). I diversi disturbi dissociativi tendono a voler modificare in maniera difensiva la coscienza, per ridurre il contatto con stimoli emotivamente disturbanti connessi con il trauma.
Un percorso psicoterapeutico permette di riprendere contatto con la propria sofferenza interiore e insieme allo psicoterapeuta si può iniziare un processo di recupero ed elaborazione della propria esperienza traumatica per riuscire a ritornare ad essere un individuo unico e irripetibile.