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Dipendenza affettiva codipendenza

Ogni definizione clinica sulla dipendenza affettiva va inserita in una dimensione relazionale, in quanto vi è la presenza di una ricerca disperata dell’altra persona, che viene vista come unico regolatore del Sé, e contemporaneamente una fuga dall’Altro, che è percepito come una minaccia della propria integrità.

Viene ad attivarsi un conflitto: il bisogno dell’Altro per esistere e la paura di perdersi nell’Altro.

La dipendenza affettiva si può definire un’organizzazione relazionale, che parte dalla risoluzione provvisoria di un disagio di entrambi i partner, in cui il partner diventa il perno su cui autoregolare i propri stati emotivi, diventando importante per colmare i propri vuoti ed equilibrare le proprie emozioni.

Con gli spazi di dipendenza, i due partner risolvono momentaneamente il loro disagio, ma assumono un funzionamento mentale più primitivo, entrando in una sorta di comfort zone, una bolla emozionale che elude l’analisi degli eventi e l’apprendimento dell’esperienza.

Una ”distorsione emozionale” che implica una distorsione delle rappresentazioni di sé e dell’altro; un’idealizzazione della relazione, con una rigidità dei partner, che terrorizzati dall’idea dei cambiamenti, vogliono congelare, cristallizzare, il rapporto al periodo di innamoramento di inizio relazione.

Nell’innamoramento la dipendenza affettiva è totale, ma con l’evoluzione della coppia e i conseguenti rimodellamenti e l’apertura ai cambiamenti fanno sì che il partner diventi importante e non più indispensabile, con una giusta quantità di dipendenza affettiva che è presente in ogni relazione con un investimento emotivo.

Spesso le scelte relazionali del dipendente possono essere riconducibili ad un’infanzia poco arricchente dal punto di vista affettivo. Persone che pensano che l’amore si ottenga attraverso la gratificazione dell’altro, con l’accondiscendenza dell’altra persona, che l’amore si debba ottenere e non sia gratuito.

Persone che, durante il proprio sviluppo, si sono focalizzate sull’altro senza imparare a conoscere se stesse e che da adulti continuano a mettere l’altra persona al centro del proprio universo.

L’amore immaturo dice “ti amo perché ho bisogno di te”; l’amore maturo “ho bisogno di te perché ti amo”, mentre il legame codipendente dice che ti amo perché tu hai bisogno di me.

Nelle coppie codipendenti vi è un partner che si trova in una situazione di bisogno e un partner “competente”, che reiterano ambedue dei comportamenti con una sequenza fissa di azioni fino ad arrivare a perdere il contatto con la realtà.

Il partner competente è accompagnato da un sentimento di “speranza” che lo porta a investire tutte le proprie energie per “salvare” l’altro, per riportarlo a vivere una vita normalizzata, ed è proprio la speranza che lo porta a credere ad ogni sua promessa di cambiamento, ogni volta che torna a bussare alla sua porta.

Vi è quindi un partner competente, che apparentemente sa leggere l’altro, pronto a dare tutto il suo amore e tutte le sue cure per salvare il partner “incompetente”, che è il portatore della dipendenza manifesta (sostanze, gioco, lavoro ecc.) e con un evidente stato di vulnerabilità.

L’incastro quindi avviene perché un partner è in difficoltà e l’altro può avere la parte competente, fondandosi su un patto di coppia con dei presupposti irrealistici, che si fonda su illusioni.

Il partner competente fornisce il proprio amore, le proprie cure colmando il proprio bisogno di avere sempre qualcuno a cui pensare, qualcuno di cui farsi carico, un martirizzarsi per l’altro, il quale si sentirà libero di amarlo e, grato per averlo salvato, non lo abbandonerà.

Il partner “salvatore” sarà orgoglioso di sé, della propria pazienza, della propria capacità di sopportazione, innalzandosi un gradino sopra il partner problematico con la sfida narcisistica di riuscire a guarirlo.

L’illusione del “io ti salverò” e così lui sarà libero di amarlo e non lo abbandonerà.

Dal canto suo il partner incompetente rivede nell’altro colui che riparerà a tutte le sue mancanza e a cui essere per sempre grato. Mentre il partner competente riveste un ruolo genitoriale, l’incompetente tende a infantilizzarsi, affidandosi all’altro e a deresponsabilizzarsi, perché tanto fa tutto l’altro, facendo sì che la coppia manchi delle basi di reciprocità e collaborazione.

La coppia si basa su un patto illusorio, una sorte di perenne luna di miele, dove vi è una ripetizione di schemi di comportamenti che anziché far evolvere, fa regredire e distrugge.

I due partner si alternano i ruoli di vittima, salvatore e persecutore con un’omeostasi del sistema coppia dove quando uno migliora, l’altro comincia a peggiorare e viceversa.

Un incastro regressivo di un legame simbiotico, con l’illusione di poter risolvere i problemi chiudendosi nella relazione.

Importante diventa per salvarsi riuscire a vedere l’altro come “altro da sé” e non come un contenitore delle proprie sofferenze e dei propri vuoti; separarsi realmente per ritrovare il proprio sé individuale in modo che il partner possa ritornare ad essere quel valore aggiunto importante ma non indispensabile per definirsi.