Perché i limiti sono visti in modo negativo?
Il limite è un termine che racchiude in sé sia vincoli che possibilità.
La parola limite nonostante abbia un aspetto di possibilità, nella società della performance ha una connotazione negativa: il “limitare” rappresenta spesso il togliere qualcosa, per non parlare dei motivazionali che continuano a bombardarci che bisogna superare i propri limiti; non bisogna porci dei limiti e che i limiti fanno male incrementando i sensi di colpa in generale.
Il mancato riconoscimento dei propri limiti, porta ad avere ideali non raggiungibili con standard interni troppo elevati, che vanno a minare la propria autostima, sentendosi insoddisfatti e inadeguati.
I limiti e lo sviluppo dell’identità individuale
Fin dall’infanzia, i limiti giocano un ruolo cruciale nella formazione dell’identità.
La psicologia infantile evidenzia quanto siano importanti nello sviluppo dell’identità individuale mettere dei paletti, appunto dei limiti, dentro i quali si sviluppa la propria esistenza e si modulano le relazioni interpersonali.
L’accettazione dei propri limiti
L’accettazione del limite non è uno stato rinunciatario, ma è caratterizzato da un equilibrio tra ciò che non si può cambiare e di conseguenza si deve accettare e quello che si può fare con le proprie possibilità. Il venire a patto con le possibili frustrazioni, accettare i compromessi per costruire dei percorsi di vita realistici e possibili.
Mettere dei limiti su chi siamo e su cosa sappiamo fare, non vuol dire imporsi delle barriere, ma diventare consapevoli delle proprie capacità e, nel caso si volesse esplorare per sperimentarsi in attività al di fuori dei propri limiti, mettere un eventuale fallimento tra le possibilità in modo che non andrà ad avere ripercussioni eccessive sulla propria autostima.
Se si chiede troppo a se stessi, il fallimento è dietro l’angolo e diventa una conferma della propria inadeguatezza, mentre se si accetta la condizione umana di esseri imperfetti con dei limiti, si è di conseguenza meno severi e colpevolizzanti con se stessi, più gentili verso quello che si fa con la consapevolezza che non si può fare e controllare tutto.
Quindi la consapevolezza dei propri limiti permette di:
- Evitare frustrazioni inutili dovute a obiettivi irrealistici.
- Costruire un’autostima solida, basata sulla realtà anziché su ideali irraggiungibili.
- Gestire meglio il fallimento.
- Sviluppare una maggiore gentilezza verso se stessi, riducendo autocritiche e sensi di colpa.
L’accettazione e le relazioni interpersonali
Accettare i propri limiti favorisce anche un approccio più aperto verso gli altri. Invece di concen trarsi esclusivamente su una sfida individuale contro se stessi, si sviluppa una curiosità autentica per la conoscenza e la condivisione. Questo riduce l’isolamento e favorisce una connessione più profonda con il mondo esterno.
Conclusione
Saper stare nel vuoto, nella mancanza, il non sapere e non capire tutto, è l’accettare che qualcosa sfugga sempre. Anziché una chiusura narcisistica, per una lotta contro la propria immagine di sé idealizzzata, prevale un’apertura verso l’altro, spostando il focus dalla sfida con se stessi per raggiungere i risultati, alla curiosità di conoscenza e condivisione.
Un percorso psicoterapeutico diventa utile per acquistare una maggiore consapevolezza ed entrare in contatto con tutte le parti di sé, anche quelle che non piacciono e anziché rifiutarle farci pace per accoglierle.
La psicoterapia per ritornare ad avere una buona autostima e un narcisismo sano, una buona percezione di sé e una consapevolezza dei propri limiti accettandoli e gestendoli.