Il limite è un termine che racchiude in sé sia vincoli che possibilità
Il termine deriva dal latino “limes” e “limen”, di cui il primo termine significa “barriera”, mentre il secondo “soglia”, inteso come un passaggio.
La parola limite nonostante come detto racchiuda un aspetto di possibilità, nella società della performance ha una connotazione negativa: il “limitare” rappresenta spesso il togliere qualcosa, con i motivazionali che continuano a bombardarci che bisogna superare i propri limiti; non bisogna porci dei limiti e che i limiti fanno male incrementando i sensi di colpa in generale.
Il mancato riconoscimento dei propri limiti, porta ad avere ideali non raggiungibili e ad avere degli standard interni troppo elevati, che vanno a minare la propria autostima, sentendosi insoddisfatti e inadeguati.
Invece i limiti hanno un loro valore positivo.
L’accettazione del limite non è uno stato rinunciatario, ma è caratterizzato da un equilibrio tra ciò che non si può cambiare e di conseguenza si deve accettare e quello che si può fare con le proprie possibilità. Il venire a patto con le possibili frustrazioni, accettare i compromessi per costruire dei percorsi di vita realistici e possibili,
La psicologia infantile evidenzia quanto siano importanti nello sviluppo dell’identità individuale, mettere dei paletti, appunto dei limiti, dentro i quali si sviluppa la propria esistenza e si modulano le relazioni interpersonali.
Mettere dei limiti su chi siamo e su cosa sappiamo fare, non vuol dire imporsi delle barriere, ma diventare consapevoli delle proprie capacità e, nel caso si volesse esplorare per sperimentarsi in attività al di fuori dei propri limiti, mettere un eventuale fallimento tra le possibilità in modo che non andrà ad avere ripercussioni eccessive sulla propria autostima. Se si chiede troppo a se stessi, il fallimento è dietro l’angolo e diventa una conferma della propria inadeguatezza, mentre se si accetta la condizione umana di esseri imperfetti con dei limiti, si è di conseguenza meno severi e colpevolizzanti con se stessi, più gentili verso quello che si fa con la consapevolezza che non si può fare e controllare tutto.
Saper stare nel vuoto, nella mancanza, il non sapere e non capire tutto, è l’accettare che qualcosa sfugga sempre. Anziché una chiusura narcisistica, per una lotta contro la propria immagine di sé idealizzata, prevale un’apertura verso l’altro, spostando il focus dalla sfida con se stessi per raggiungere i risultati, alla curiosità di conoscenza e condivisione.
Il limite come trampolino di lancio per conoscere l’altro e acquistare maggiore consapevolezza di sé entrando in contatto con tutte le parti di sé, anche quelle che non piacciono e anziché rifiutarle accoglierle.
Una buona autostima e un narcisismo sano sono caratterizzati da una buona percezione di sé con una buona consapevolezza dei propri limiti accettandoli e gestendoli.