Gli obiettivi, le finalità delle psicoterapie sono l’avere una maggiore conoscenza emotiva di se stessi, evidenziare gli aspetti problematici e le aree disfunzionali, con una maggiore capacità di insight.
Il superamento stabile, e non momentaneo, delle problematiche disfunzionali è un obiettivo largamente condiviso. A fine terapia, in un individuo aumentano le capacità di responsabilità, di critica, di autonomia e le competenze sociali, rendendo più funzionale l’adattamento alla realtà circostante.
Infine, ma non ultima per importanza, è la capacità, al termine di un percorso terapeutico, di essere capaci di operare una sana separazione dal terapeuta.
L’obiettivo di una terapia sistemico-relazionale è ritrovare nella propria storia personale il momento in cui erano sorte le difficoltà, elaborarne i vissuti, far riemergere le risorse, riappropriarsi delle proprie competenze, che permettano di riavviare il percorso evolutivo, facilitando il distacco dal contesto terapeutico.
Non si punta al “benessere in toto” della persona, dal momento che risulta difficile definire cosa ognuno intenda per benessere, ma sarà un lavoro incentrato sul ridare potere alla persona, dove la relazione tra terapeuta e paziente è simile a quella tra allenatore e giocatore. Carl Whitaker si paragonava a un insegnante di pianoforte, che si offre di aiutare a raggiungere il livello di “bravura” che è a ognuno più congeniale.
La ricerca del cambiamento non è circoscritta nella stanza di terapia, ma avviene soprattutto fuori, lontano dal terapeuta: l’individuo si riappropria del proprio cambiamento senza dover instaurare una dipendenza dal terapeuta.
Il paziente porterà, in stanza di terapia, una maggiore fiducia e competenza nelle proprie capacità, la scomparsa del sintomo, inviando al terapeuta i segnali che la terapia è giunta alla sua conclusione.
Verso la conclusione i rapporti tra il terapeuta e l’individuo o la famiglia diventano meno professionali, vi è una sensazione di riposo e l’atmosfera diventa a sua volta più distesa o addirittura allegra. La terapia diventa “facile”, comincia a fluire come un processo naturale e ci si muove seguendo la corrente.
Raggiunto l’obiettivo terapeutico, il terapeuta esce di scena e permette alla persona di continuare a percorrere da sola, col proprio zaino, la strada che hanno intrapreso.